Le Grotte di Borgio Verezzi furono scoperte soltanto nel 1933, ma la presenza di cavità era ben nota da lungo tempo agli abitanti del luogo, così come alcuni strani fenomeni ad esse collegati.
Ad esempio le acque del Rio Battorezza sembravano essere inghiottite in diversi tratti del suo corso, anche se ciò non impediva al torrente di uscire periodicamente dall’alveo per devastare i campi circostanti.
Poi c’era il lago, sul fondo della quasi mitica grotta cui si accede dal pavimento della chiesa di S. Pietro, ed in ultimo il Roggetto: un torrentello che sgorga da una frattura, giusto ai piedi dell’abitato di Borgio.
Verso la fine degli anni Venti il Podestà Giacomo Staricco decise che le piene del Battorezza avevano fatto già troppi danni: si stabilì di scavare nell’alveo del torrente, allargando le fratture in cui l’acqua a volte sembrava infiltrarsi, sperando di intercettare una condotta sotterranea che servisse da sfogo alle troppo rovinose alluvioni.
Fu scavato un pozzo profondo una decina di metri, ma ci si dovette fermare perché i soldi a disposizione erano finiti.
All’inizio degli anni Trenta l’ennesima alluvione completa l’opera. L’acqua penetrata nel pozzo riesce a sfondare un sottile diaframma di roccia e scompare nel sottosuolo. Seguendo la via dell’acqua, nel 1933, tre ragazzini di Borgio entrano nella prima sala di una nuova grotta, dove scrivono col fumo delle candele la data ed i loro nomi: Lillo, Tito e Valentino.
Nessuno si rende conto dell’entità della scoperta fino al 1951, anno in cui Giovanni Dentella, alla guida del Gruppo Speleologico Ingauno inizia l’esplorazione sistematica della grotta, trovando un complesso di sale e gallerie che si snoda per alcuni chilometri al di sotto dell’abitato di Borgio.
Sarà lo stesso Dentella, colpito dalla straordinaria bellezza di quel mondo sotterraneo, ad ideare e realizzare il percorso turistico inaugurato nel 1970.
Ancora oggi, in caso di forti precipitazioni, il Rio Battorezza scompare all'interno del pozzo per raggiungere i numerosi laghi presenti sul fondo della grotta. Le acque immobili e trasparenti dei laghi costituiscono una delle maggiori attrattive del percorso turistico, che si snoda per circa 800 metri all'interno di grandi sale, tra enormi blocchi staccatisi dalla volta in ere remote.
Ricchissime le concrezioni di ogni forma: dalle cannule , esili e quasi trasparenti, ai drappi , sottili come lenzuoli, alle grandi colonne che sembrano sostenere la volta fino alle stalattiti eccentriche, che sfidano la forza di gravità sviluppandosi in tutte le direzioni.
E dappertutto i colori: bianco, giallo, rosso in mille sfumature diverse. Dovuti alla presenza di svariati minerali, fanno delle Grotte di Borgio Verezzi la grotta turistica più colorata d'Italia.
Di straordinaria importanza sono anche i reperti ossei trovati in diverse parti della cavità. Databili tra i 500.000 ed i 750.000 anni fa, comprendono resti di varietà ormai estinte di animali adatti a vivere in climi caldi (rinoceronte, elefante, tigre, coccodrillo, macaco, tartaruga..) e freddi (orso, mammut, cervo, stambecco, cavallo…), testimoniando l'alternanza tra periodi glaciali e non che ha caratterizzato gli ultimi due milioni di anni di vita del nostro pianeta.
In grotta non è consentito introdurre animali, ombrelli, bastoni, cavalletti, zaini ed altri oggetti ingombranti. Inoltre è vietato:
É facoltà della guida autorizzare l'uso di macchine fotografiche o videocamere.
Non si risponde di eventuali oggetti di valore lasciati all'esterno o affidati in custodia in biglietteria.